Dal 15 marzo 2014 è illegale fotografare persone in Ungheria se non si ha il permesso di chi venga anche inavvertitamente ritratto. Le uniche eccezioni sono i personaggi pubblici, durante le sole manifestazioni pubbliche, e le folle.
Tale è il desiderio del codice civile ungherese, a cui non voglio imputare colpe dirette, così come non voglio dare a intendere che vi sia da parte mia alcuna avversione verso il popolo in sé; come se le scelte sociali, spesso figlie dell’amministrazione, ricadessero direttamente sui singoli cittadini, tarando la reputazione che si possa avere del loro buonsenso. Infatti questa legge è estremamente impopolare e gli stessi giudici ungheresi covano malcelati timori riguardo a come applicare una norma che, nel dettaglio, è estremamente vaga. Come si potrà discriminare fra un personaggio pubblico e uno privato? E fra il personaggio pubblico e quello privato che vivono allo stesso tempo in alcuni individui? Infine, come si potrà affermare con totale chiarezza cosa renda tale una manifestazione pubblica rispetto a quello che potrebbe essere considerato un momento privato in luogo pubblico? Il fatto che la definizione “folla” sia legalmente ridicola è pleonastico.
Questa legge, infatti, si estende soprattutto alle fotografie scattate su suolo pubblico: in luoghi privati vi è sempre stato l’obbligo di consenso per una sensata applicazione della legge sulla privacy. Al giorno d’oggi in molti paesi si può scattare liberamente per strada, a differenza di quella che è la situazione appena instauratasi in Ungheria, per quanto le leggi possano differire di paese in paese: ad esempio in Italia non vi è una restrizione specifica, se non per il fatto che la cosa non debba scadere nella ‘persecuzione’, mentre molti stati nord-americani il fotografo ha il completo diritto inalienabile di scattare ciò che ha modo di vedere su suolo pubblico. Non vi è totale diritto della privacy in un luogo pubblico, piuttosto vige la legge del mutuo buon senso.
Dunque può essere solo per la protezione della privacy? In verità in alcuni paesi è sempre stato necessario il consenso del soggetto fotografato, ma era tale qualora la fotografia dovesse essere commercializzata o pubblicata, o qualora, in caso di pubblicazione, la fotografia avesse leso in qualche modo alla persona; qui invece è l’atto del fotografare ad essere illegale se non consentito. Tale leggera sfumatura può apparire ininfluente o determinante a seconda della sensibilità della persona interpellata per un commento in merito, tanto più in un periodo storico in cui la pubblicazione cartacea non costituisce più l’unico mezzo di diffusione di immagini, ma influenza la qualità dell’arte e dell’informazione come china nera su una tela.
La prima verrà influenzata in particolare dalla perdita della libertà d’espressione e di cronaca, mentre molti ipotizzano che sia la seconda l’effettivo bersaglio di questa legge. Già nel 2012 l’integrità del codice civile ungherese era stata trafitta da una legge che dettava l’obbligo di oscurare i connotati dei membri delle forze dell’ordine in qualunque fotografia venisse scattata e pubblicata.
Il rischio è che questo possa espandersi in altri paesi con simili problemi relativi all’impiego di forze dell’ordine in situazioni di dubbio rispetto dei diritti umani. In passato sono avvenuti episodi in cui poliziotti avevano abusato dei loro poteri per ottenere la cancellazione delle immagini che li coinvolgevano, se non anche episodi di comune ignoranza riguardo al fatto che se anche vi sono leggi che salvaguardano le forze armate in ambito di anti-terrorismo, questo non eclissi i diritti umani della persona a cui possa essere imputata tale accusa in un frangente che non renda ovvia tale possibilità. Ovviamente la complicatezza di questo argomento supera la retorica di questo articolo e la competenza di chi lo scrive.
In sintesi, il valore intrinseco nel termine privacy è stato travisato dai più onesti sostenitori di questa nuova legge ungherese, mentre chi ne approfitta per cospargere di sale la Cartagine dei diritti civili si macchia dell’ennesima onta sociale di cui però ognuno si macchia a modo proprio. Il rispetto per il fotogiornalismo e per la fotografia di strada si affievolisce sempre più.
Arte e informazione vengono sopraffatte e uccise, in giorni in cui si distoglie lo sguardo.
http://losbuffo.wordpress.com/2014/04/14/ungheria-2014-catene-ai-polsi-dellarte-e-dellinformazione/