Nell’arco di un mese dell’inverno 2013-2014 ho ritrovato per casa parti complementari di un cammino artistico, intrapreso dal mio bisnonno, Mario Farina, ed a me ignoto.
In prima istanza una scatola, la quale perlopiù conteneva fotografie scattate durante i fine-settimana trascorsi dal mio bisnonno presso Bardolino, luogo tipicamente “ameno” in cui soleva andare a perdere lucidità con l’aiuto del vino. Apparentemente era sua abitudine recarvisi portando con sé una Rollei 35 che gli era stata regalata dal figlio, il mio pro-zio. Questa stessa macchina è stata il mio secondo ritrovamento e, fortunatamente funzionante, ora si trova spesso nelle mie tasche, nella speranza che possa gradualmente abituarmi a non tralasciare determinati possibili scatti, che mi si presentano, ma che non vengono immortalati per accidia e per un’errata impostazione comportamentale; pur senza divenire un’ossessione, essendo la macchina estremamente tascabile.
Quella che in un primo momento fu una semplice divisione e differenziazione fra le fotografie che mi parevano interessanti e quelle che non lo erano, divenne in seguito un graduale processo di selezione, la cui finalità distensiva era mediata dalla ritualità con cui le foto si ripetevano in ordine sempre simile sotto le mie mani.
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