Praticità e spontaneità dell’Iperfocale.

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Sfogliando un volume di fotografie, quale possa essere uno di Yosef Koudelka, Lee Friedlander o Alex Webb, si può avere riprova dell’uso sagace che tali fotografi facevano di uno dei due maggiori elementi tecnici della fotografia stessa: l’apertura focale e l’effetto che ha sulla profondità di campo.

Per quanto io stesso non finisca mai di rimanere affascinato dal capace utilizzo di una ridotta profondità di campo per isolare il soggetto ritratto, ogni situazione necessita di un’attenta valutazione in merito a quali parametri tecnici maggiormente arricchiscano il risultato finale. La presenza di più elementi a fuoco predispone l’osservatore a interpretare la spazialità con la chiave del formato bidimensionale su cui si trova, permettendo all’immaginazione di espandere le dimensioni oltre i confini tipici del mondo reale: il soggetto si immerge nello sfondo, incastonandovici ed arricchendolo; l’occhio non si fa ingannare, ma la prospettiva diventa secondaria alla funzione narrativa di ciò che viene ritratto.

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Mario Farina: street photographer in Bardolino.

Nell’arco di un mese dell’inverno 2013-2014 ho ritrovato per casa parti complementari di un cammino artistico, intrapreso dal mio bisnonno, Mario Farina, ed a me ignoto.

In prima istanza una scatola, la quale perlopiù conteneva fotografie scattate durante i fine-settimana trascorsi dal mio bisnonno presso Bardolino, luogo tipicamente “ameno” in cui soleva andare a perdere lucidità con l’aiuto del vino. Apparentemente era sua abitudine recarvisi portando con sé una Rollei 35 che gli era stata regalata dal figlio, il mio pro-zio. Questa stessa macchina è stata il mio secondo ritrovamento e, fortunatamente funzionante, ora si trova spesso nelle mie tasche, nella speranza che possa gradualmente abituarmi a non tralasciare determinati possibili scatti, che mi si presentano, ma che non vengono immortalati per accidia e per un’errata impostazione comportamentale; pur senza divenire un’ossessione, essendo la macchina estremamente tascabile.

Quella che in un primo momento fu una semplice divisione e differenziazione fra le fotografie che mi parevano interessanti e quelle che non lo erano, divenne in seguito un graduale processo di selezione, la cui finalità distensiva era mediata dalla ritualità con cui le foto si ripetevano in ordine sempre simile sotto le mie mani.

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