Passaggio.

In seguito a molteplici anni in cui ho fatto convivere la produzione fotografica digitale con quella analogica, durante il mese di settembre 2014 ho deciso di dare forma ad una voce univoca. Non tanto perché sazio di un dato elemento intrinseco della più moderna delle due pratiche, né per un moto di antagonismo e ribellione contro quell’innovatività che inarrestabile non è, ma che segue il decorso naturale della progressione umana e che per tale ragione non deve essere condannata; ho preso tale decisione perché ho guardato alle mie spalle e, certo di trovarvi le mie orme, ho visto perlopiù fotografie che non avevano modo di entusiasmarmi. Se non erano in grado di suscitare alcun moto d’animo in me – per quanto dedito all’auto-critica, pur sempre loro predatore e naturalmente afflitto da una sana immodestia – non vi è modo di credere che possano avere valore alcuno.

Poche sono le fotografie scattate in questi anni che io ritengo solide entro i canoni tecnici ed emotivi, e tale ristrettezza non è influenzata dal mio progressivo allontanamento dai mezzi digitali: esse sono scatti di cui vado fiero e riguardo al quale sono paternamente irrazionale.

Fig.1 – Alcune delle immagini che ritengo siano valide e che possono essere trovate su flickr, account che al momento ho deciso di lasciare in stallo.
Fig.1 – Alcune delle immagini che ritengo siano valide e che possono essere trovate su flickr, account che al momento ho deciso di lasciare in stallo.

Certe fotografie mi risultano dunque asettiche perché afflitte, in minima parte, da elementi tecnici – quali una mia tendenza a sovra-editare determinate condizioni di luce e la resa stessa dei colori da parte dei sensori digitali – ma soprattutto da una mia personale carenza di stile e consistenza. Per quanto la fotografia sia unicamente un ‘passa-tempo’ per me, essa merita comunque di ricevere le mie amorevoli attenzioni, in quanto assurta a mio metodo d’espressione prediletto: voglio dunque che vi sia una sola voce, unificatrice tra gli argomenti ritratti più disparati.

Ciò che contraddistingueva la mia precedente produzione era l’isolamento del soggetto (Fig.1), tecnica mai del tutto efficace ed originale, ma sicuramente a me molto cara. Questo aspetto permane nelle fotografie che compongono un progetto di ritratti che è in corso d’opera (Fig.2): l’isolamento della persona ritratta è funzionale alla sua espressività; l’individuo acquisisce valore etereo quando è astratto e diviene dunque immagine su cui possa riposare lo sguardo.

Fig.2 – Progetto di ritratti su pellicola 120 in macchine 6x6.
Fig.2 – Progetto di ritratti su pellicola Ilford HP5+ 120 in macchine 6×6.

Tale aspetto di singolarità non viene trasposto invece nella mia produzione di street photography, in quanto mi ritrovo sempre più in confidenza con l’uso di grandangolari in iper-focale e con la sperimentazione di un maggior numero di livelli di profondità negli scatti, pur mantenendo determinati canoni compositivi.

Non ho intenzione di allontanarmi chetamente dagli aspetti che hanno contraddistinto la mia produzione fotografica fino ad oggi, ma sono convinto della necessità di dover affrontare tale mezzo espressivo senza distrazioni di sorta: ho piacere a non poter vedere immediatamente le immagini prodotte – non per un limite auto-impostomi, ma per un benvenuto limite del mezzo – a ‘dover’ sviluppare la pellicola in casa (Fig.3) e averne una sensazione tattile, a scasionare il risultato e non farvi molto altro che regolare la curva della distribuzione della luce.

SVILUPPO CHIMICI TRADIZIONALI (1)
Fig.3 – Tabella di sviluppo e stampa.

Miro a dare rigore a me stesso, non tanto per far sì che la mia voce sia più riconoscibile fra le tante. Conscio della non-linearità fra questo mio passaggio – da più medium espressivi ad uno solo – e il raggiungimento di risultati soddisfacenti, intraprendo il cammino di chi deve imparare.

EPSON MFP image